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Le Sinfonie di Beethoven a Palazzo Ducale

Le Sinfonie di Beethoven: Giovanni Bellucci

25 settembre 2021 ore 16:30 Palazzo Ducale

INTERPRETI

  • Giovanni Bellucci pianoforte
  • Danilo Faravelli relatore

PROGRAMMA

ore 16:30: Conferenza introduttiva
ore 18: Concerto

  • Ludwig van Beethoven
    Sinfonia n. 5 in do minore op. 67 (trascrizione per pianoforte di Franz Liszt)
    Sinfonia n. 6 in fa maggiore op. 68 (trascrizione per pianoforte di Franz Liszt)
    Terminato
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    Giovanni Bellucci Giovanni Bellucci Giovanni Bellucci Giovanni Bellucci Giovanni Bellucci

    La Quinta Sinfonia è probabilmente la più eseguita e certamente la più conosciuta per la forza perentoria e concisa del ritmo cui si contrappongono la purezza e la semplicità delle invenzioni melodiche.
    Si ritiene che Beethoven abbia iniziato a comporre questa Sinfonia nella tonalità drammatica di do minore subito dopo il successo ottenuto con la Sinfonia Eroica, ma che ne abbia interrotto quasi subito la stesura a causa nella richiesta di comporre, rapidamente, una sinfonia che non stimava potesse essere quella a cui stava lavorando, ovvero per noi la Quarta.
    la Quinta Sinfonia fu pronta intorno al 1807 e venne eseguita per la prima volta a Vienna in un concerto da lui diretto con tutte sue composizioni: il Quarto Concerto per pianoforte, la Sesta Sinfonia (che nel frattempo era stata completata), la Fantasia per pianoforte, soli, coro e orchestra. La Quinta Sinfonia fu subito un successo entusiasmante ed ottenne giudizi favorevoli anche dalla severa critica viennese.
    Ne ha parlato con amorevolezza e grande competenza il poeta e compositore romantico ernst Theodor Amadeus Hoffmann scrivendo anche che
    «Il petto dell’ascoltatore, oppresso dal presentimento dell’immensità, dalla minaccia di annientamento, sembra voler respirare violentemente con suoni acuti, quando una silhouette amichevole depone un’aureola di luce che illumina la notte profonda e terribile».
    La Sinfonia sviluppa innovazioni formali, oltre che timbriche attraverso l’impiego di nuovi strumenti nell’orchestra beethoveniana, che diventeranno consueti in tante composizioni per le più diverse formazioni. Mai in una sinfonia alcuni movimenti erano congiunti, qui il ritmo dello scherzo si esaurisce in un pianissimo e in una ripetuta transizione verso il finale costruito sulla base di un inno e di una marcia, quasi riconducibile ad una musica militare.

    Su un quaderno di appunti conservato al British Museum di Londra riguardante abbozzi preparatori della Sesta Sinfonia, Beethoven ha scritto Sinfonia caracteristica ad indicare la traccia formale e stilistica che lo avrebbe accompagnato durante la composizione di questa straordinaria e speciale sinfonia.
    Il termine “caracteristico” era molto utilizzato nel Settecento, e anche prima, per indicare tante opere teatrali e musicali dotate di un programma.
    Riportiamo una parte di un giudizio del grande compositore Hector Berlioz, adoratore di Beethoven: «Questo stupefacente paesaggio sembra composto da Poussin e disegnato da Michelangelo. l’autore del Fidelio e della Sinfonia Eroica vuol dipingere la calma della campagna, i dolci costumi dei pastori. Ma intendiamoci: non si tratta dei pastori rosei e agghindati di Florian, ancor meno di quelli di Lebrun, autore del Rossignol, o di quelli di Jean-Jacques Rousseau, autore del Devin du Village. Qui si tratta della natura vera. Quelle immagini parlanti!... quei profumi!... quella luce!... quel silenzio eloquente!... quei vasti orizzonti!... quegl’incantati recessi nei boschi!... quelle messi d’oro!... quelle nubi rosee, macchie erranti del cielo!... quella pianura immensa dormiente sotto i raggi del mezzogiorno!... l’uomo è assente!... solo la natura si svela e s’ammira... e questo riposo profondo di tutto ciò che vive!... questa vita deliziosa di tutto ciò che riposa!... il ruscello fanciullo che corre zampillando verso il fiume!... il fiume padre delle acque che in un silenzio maestoso discende verso il grande mare!... Poi interviene l’uomo, l’uomo dei campi, robusto, religioso... i suoi giochi gioiosi interrotti dal temporale... i suoi terrori... il suo inno di riconoscenza...»

    La rivista Diapason considera Giovanni Bellucci fra i maggiori pianisti lisztiani della storia, accanto a Martha Argerich, Claudio Arrau, Alfred Brendel, Georges Cziffra e Krystian Zimerman. Nell’attribuirgli il premio discografico "Editor’s choice", Gramophone definisce Bellucci “un artista destinato a continuare la grande tradizione italiana, storicamente rappresentata da Busoni, Zecchi, Michelangeli, Ciani, Pollini”.
    Giovanni Bellucci ha vinto nel 1996 la World Piano Masters Competition di Montecarlo e ha conseguito una serie di successi in concorsi internazionali quali "Queen Elisabeth" di Bruxelles, "Prague Spring", "Busoni" di Bolzano, Premio "Alfredo Casella" della RAI e "Claude Kahn" di Parigi.
    Impegnato in un’intensa attività solistica, Bellucci è accompagnato da celebri orchestre ed è invitato dai più importanti teatri di tradizione e festival.
    Ha ricevuto, dopo la sua prima trionfale tournée australiana, il premio "Recital of the Year", attribuito dal Sydney Morning Herald.

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